Disturbi alimentari: possono aumentare il rischio odontoiatrico?

Soffrire di un disturbo dell’alimentazione sconvolge la vita di una persona e ne limita le sue capacità relazionali, lavorative e sociali. In questo articolo valutiamo se, oltre agli effetti medici diretti, i disturbi alimentari possano aumentare il rischio di contrarre patologie orali.

disturbi alimentari

I disturbi del comportamento alimentare costituiscono una realtà, al giorno d’oggi, sempre più diffusa e silenziosamente presente, soprattutto tra le giovani donne. 

I disturbi alimentari nella società attuale

Conseguenza di traumi, malesseri o anche del bisogno di apparire secondo determinati canoni estetici, i disturbi alimentari si traducono in situazioni comunemente diffuse tra i pazienti che ne soffrono.

Tra questi: una diminuzione dell’introito calorico, digiuno, crisi bulimiche (ingestione di una notevole quantità di cibo in un breve lasso di tempo), vomito e uso di anoressizzanti, lassativi o diuretici allo scopo di controllare il peso.

Disturbi alimentari: sintomi

La mancanza di un regime alimentare appropriato alle esigenze biologiche del proprio corpo comporta numerose ripercussioni; tra le principali possiamo annoverare: 

  • capelli ed unghie fragili e sottili,
  • debolezza muscolare con riduzione della massa magra, 
  • riduzione di pressione arteriosa e frequenza cardiaca, 
  • amenorrea, 
  • osteoporosi, 
  • ritardo /compromissione della crescita; 
  • alterazioni nei livelli di sodio, magnesio, potassio, calcio, ferro e fosforo; 
  • problemi gastrointestinali (difficoltà digestive, stipsi, rallentato svuotamento gastrico, etc); 
  • crescita di peli (lanugo) su tutto il corpo (ipertricosi); 
  • sensazione di freddo; 
  • riduzione della temperatura corporea; 
  • disfunzioni ormonali (ipotiroidismo, ridotto funzionamento dell’asse ipotalamo- ipofisi- surrene, etc).

Tuttavia non può passare in secondo piano l’impatto che questi disturbi hanno sulla salute del cavo orale, rendendo indispensabile la sensibilizzazione dell’odontoiatra alla diagnosi precoce e alla cura dei sintomi orali che possono comparire. 

Effetti sul cavo orale dei disturbi alimentari

Come avviene per varie malattie sistemiche, i segni clinici orali possono anticipare quelli in altre parti del corpo e rappresentano un importante campanello d’allarme. 

Gli effetti dei disturbi alimentari possono manifestarsi tanto sui tessuti dentali che su quelli parodontali, ma non solo, coinvolgendo anche mucose e ghiandole salivari.

Tessuti duri 

Una delle principali conseguenze dei disturbi alimentari è rappresentata dall’erosione dei denti, legata al reflusso gastrico e vomito frequente.
L’acido cloridrico proveniente dallo stomaco rimane infatti a contatto con i tessuti dentali, danneggiandone lo smalto dentale.

Inoltre i pazienti che soffrono di disordini alimentari fanno spesso un consumo eccessivo di bevande e succhi dietetici (ovvero zuccherati artificialmente, senza zuccheri naturali), che utilizzano come soppressori dell’appetito. 

Aumenta pertanto anche l’incidenza di lesioni cariose, principalmente a causa delle variazioni, tanto quantitative come qualitative, della secrezione salivare. 

Di non minor importanza rispetto ai difetti dei tessuti dentali, vi sono le conseguenze sul tessuto osseo di supporto: infatti l’assunzione insufficiente di calcio durante la crescita e l’adolescenza riduce il picco di massa ossea, aumentando il rischio di osteoporosi e pertanto indirettamente di malattia parodontale. 

È bene quindi che i pazienti seguano i consigli del proprio odontoiatra di fiducia.
In questo caso il paziente dovrà evitare di lavarsi i denti subito dopo aver rigurgitato, dal momento che gli acidi gastrici indeboliscono lo smalto e lo stesso spazzolamento potrebbe eroderlo. Dovrebbe invece aspettare circa mezz’ora ed utilizzare una pasta neutra per neutralizzare gli acidi.  

Tessuti molli 

Anche i tessuti molli sono un importantissimo marker per valutare lo stato di salute generale del paziente. 

Numerose lesioni orali nei pazienti con disordini alimentari sono infatti correlate a carenze nutrizionali, come deficit di ferro, vitamine del gruppo B e folati. 

Queste carenze comportano anche una ridotta capacità di riparazione e rigenerazione dei tessuti, compromettendo così la capacità di guarigione. 

Prima di pianificare un intervento chirurgico in un paziente che manifesta disordini alimentari, è importante quindi valutare lo stato nutrizionale del paziente, al fine di non comprometterne l’esito.

Saliva

In caso di disturbi alimentari, i problemi legati alla salivazione possono essere tanto quantitativi -con riduzione del flusso salivare-, quanto qualitativi -con variazione della composizione chimica-. 


La saliva ha infatti un’azione battericida dovuta alla presenza di enzimi come il lisozima e anticorpi di classe A. 

Il ridotto flusso salivare compromette perciò l’azione difensiva che essa svolge e inficia inoltre la sua capacità tampone, aumentando il rischio di carie ed erosione dei denti.

In pazienti affetti da disturbi del comportamento alimentare e che mostrano variazioni del flusso salivare, la concentrazione di bicarbonato diminuisce

Essendo il bicarbonato un ottimo sistema buffer solo quando presente in alte concentrazioni, il suo ruolo diventa inefficace. 

In genere la variazione quantitativa del flusso salivare è diretta conseguenza dell’assunzione di farmaci antidepressivi e antipsicotici.

Dall’altro lato, la variazione del pH della saliva predispone i pazienti con disturbi alimentari alla demineralizzazione dello smalto e promuove la crescita di microrganismi acidurici come S. Mutans, Lactobacillus spp e Candida spp. 


Il vomito autoindotto e alcuni gradi di carenza nutrizionale non possono che contribuire all’iposalivazione e alla xerostomia. 

Aspetti psicologici 

A rendere spesso sottodiagnosticata questa realtà è la resistenza dei pazienti affetti da disturbi alimentari alle attenzioni mediche e all’aiuto.

La negazione del problema, e la depressione che spesso si accompagnano, comportano la chiusura del paziente che si rifiuta di ricevere cure da parte di esperti. 

Anche questo aspetto mette quindi in luce il ruolo cruciale del dentista, che può fare diagnosi grazie ad un’attenta anamnesi ed esplorazione orale del paziente. 

Inoltre i farmaci antidepressivi sono antisialagoghi e comportano quindi le conseguenze appena menzionate in merito alla riduzione del flusso salivare. 

Problemi generali

I disturbi del comportamento alimentare si ripercuotono sulla salute dei denti e del parodonto e su numerose funzioni orali, come l’ingestione, la masticazione, la deglutizione, la comunicazione e il gusto.

Ulteriore conseguenza del ridotto apporto di nutrienti è la carenza vitaminica, la quale va ad alterare vari processi biologici, a partire dalla sintesi di collagene, al controllo della permeabilità dell’epitelio crevicolare, ai prodotti batterici e alla risposta immunitaria.

Tutto questo si traduce in una rapida progressione dei processi infiammatori, che è un tratto comune dei pazienti affetti da disturbi alimentari, con apparizione e/o peggioramento di gengivite e parodontite.

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Conclusione

I disturbi alimentari rimangono spesse volte ignorati e trascurati, non solo dai pazienti, ma anche dagli specialisti, che non prestano la dovuta attenzione a segni e sintomi clinici, per quanto evidenti possano essere. 

Di conseguenza, è necessario diffondere la conoscenza e preparare meglio i professionisti della salute orale per un’assistenza completa del paziente con disturbi alimentari. 

La collaborazione e il lavoro in team di specialisti quali medici di famiglia, psichiatri, psicologi, nutrizionisti e dietisti diventa fondamentale per la diagnosi e la risoluzione del problema.

Il ruolo dell’odontoiatra può essere cruciale in questi casi, così come per altre abitudini come il fumo, in quanto può risanare le condizioni orali debilitate da abitudini e fattori -non prettamente odontoiatrici- che possono avere un grande impatto sulla propria salute.
Il dentista può inoltre inviare il paziente a specialisti che possano trattare il problema a monte, al fine di evitare recidive e migliorare la salute generale del paziente stesso. 

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